Perdonare un tradimento non è cosa da poco… Molti nel passato hanno tradito e non si sono esposti con sincerità dopo l’evento. Non si sono pienamente presi le proprie responsabilità. Hanno camuffato e tenuto nell’ombra quello che, in qualche modo, si può riproporre affinché abbia un esito diverso. Nel passato, probabilmente, c’era già stato un tradimento, non elaborato e mai perdonato.

Nel lontano passato, divorziare non era cosa semplice oppure non si poteva affatto! Le donne, che vivevano nel sistema patriarcale, dipendevano dal padre e dal marito successivamente. Erano per lo più relegate a un ruolo di serva o di dipendente; capaci di rassettare casa e di partorire figli. Era quasi normale che l’uomo avesse delle scappatelle o andasse a prostitute. Molte mogli erano apparentemente consenzienti e obbedienti ma, nonostante ciò, potevano covare rancore nel sentirsi svilite, offese o denigrate. Difficilmente esprimevano le loro rimostranze, per il timore di essere punite in qualche modo o di perdere qualche privilegio. Pure le donne potevano tradire l’uomo ma, in alcuni posti, venivano giustiziate se erano scoperte. Non tutte le coppie si sposavano o si univano per amore. E di ciò bisogna tenerne conto, poiché siamo il frutto del nostro passato.

Molte donne sono state abusate, non solo sessualmente, ma anche fisicamente, intellettualmente ed emotivamente. Eppure sono rimaste accanto all’uomo che le ha maltrattate. Va detto che, se ci si abitua a questo, poi torna lo stesso per essere redento e trasformato. Molti uomini sono stati abusati e hanno riversato le loro frustrazioni su colui che appare il più fragile. Alcuni lo definisco il sesso debole.

Non si tratta di fare accuse o di trovare un colpevole da giustiziare, si tratta solo di rimarcare le responsabilità e di ridare onore a colui che è stato trattato ingiustamente. Si tratta di elaborare il trauma e di riviverlo in modo differente da come è stato vissuto, ovvero da vittima. Non si tratta solo di donne, ma anche di uomini che hanno sofferto.

Bert Hellinger esprime chiaramente il concetto di come sia necessario perdonare il proprio carnefice per non vivere più come vittime. Il dono del perdono è un dono che facciamo a noi stessi, prima di tutto. Poi anche all’altro. Se non si perdona, può succedere che le generazioni future rivivano quello che è rimasto in sospeso. In pratica, vi è una specie di legame che unisce la vittima al carnefice.

Certamente, non è semplice perdonare. Ci vuole chiarezza e comprensione da parte di entrambi. Ci vuole un’ammissione di responsabilità e la presa di coscienza da parte di chi ha tradito.

Non si può perdonare solo perché lo si ritiene conveniente o razionalmente la migliore delle soluzioni, oppure per prescrizioni religiose. Bensì, doppiamo conoscere cosa c’è in noi che ha provocato una simile esperienza. Bisogna affrontare il fatto con sincerità e lealtà, ascoltarsi e rilevare i propri disagi. Soprattutto, è necessario ammettere la rabbia, il risentimento, la vergogna, l’umiliazione… Altrimenti vi è il rischio che sia solo una finzione.

Non si tratta di fare accuse per sentirsi migliori, dopo essersi sentiti traditi e sminuiti, poiché ciò rafforza il senso di colpa che il traditore porta con sé. Non si tratta di farlo sentire un carnefice… Bensì, di riuscire ad ammettere le proprie responsabilità, sia da una parte sia dall’altra, poiché nessuno fa un’esperienza condivisa senza che vi sia un fine comune. Per chiarire: la vittima attira il carnefice col fine inconscio di liberarsene. Però, non è detto che ci si liberi di quella persona che ha interpretato il ruolo del traditore o del carnefice, una volta che la memoria viene trasformata. Piuttosto si è redenti entrambi con la possibilità di ricominciare da capo.

Bert Hellinger ci ricorda anche questo:

Il bisogno di compensazione, anche in contesto negativo, è inevitabile. Dobbiamo assecondarlo. Se dovessimo cercare di reprimere questo bisogno e superarlo con sublime virtù, per esempio perdonando l’altro chiudendo semplicemente gli occhi, siamo noi stessi a mettere in pericolo la relazione. Tale tipo di perdono può cambiare il rapporto da pari a pari, portandolo in stato di inferiorità e superiorità.
Il risultato è simile a situazioni in cui si ricolma l’altro d’ amore dandogli più amore di quello che l’altro può tornare.
Il vero perdono riesce solo se reciproco, se entrambi riescono a perdonarsi e nei casi in cui entrambi non ritornino più ai fatti passati, neanche una volta col pensiero. Deve essere finito per sempre.

C’è anche la possibilità di infliggere all’altro una ferita minore di quella ricevuta.  Vale a dire: ci si vendica ma questa volta con amore.

Allora è possibile meravigliarsi. Gli occhi di entrambi iniziano a brillare e lo scambio del dare e ricevere ricomincia da capo in modo positivo. A dire il vero, entrambi sono diventati più prudenti e rispettosi l’uno dell’altro e il risultato di questa compensazione è quello di aver reso più profondo il loro amore.

Claudia Mengoli – Coach & Healing

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