Sul frontone del tempio di Apollo a Delfi vi è un monito famosissimo: “Conosci te stesso”, ma la saggezza greca aggiungeva un corollario: “Nulla di troppo”. In effetti, anche nel cucinare una torta, che prevede certi ingredienti, aggiungerne troppi o in quantità elevata produce un effetto poco soddisfacente. Capita questo anche quando ci si agghinda fin troppo, dando l’idea di dover coprire qualcosa. Quante volte abbiamo detto che la semplicità è la miglior cosa?! Eppure, a volte temiamo di non essere o di non avere abbastanza, ed esageriamo…

Sta di fatto che, tenere ciò che è di troppo o trattenere ciò che se ne deve andare, può recarci confusione e mostrarci in modo poco chiaro agli altri. Possono anche derivarne dei disturbi o dei comportamenti ingannevoli. Bisogna dunque conoscersi a fondo, bypassando schemi mentali che potrebbero farci pensare che non ci sia nulla da scoprire in noi, supponendo che quello che appare sia già sufficiente. Ma ciò significa restare in superficie e vivere nel mondo in modo superficiale.

Ci sono lealtà inconsce, divieti, regole e norme dettate dalla famiglia e dalla società che ci influenzano inconsciamente. Il lavoro su di sé va fatto a livello mentale, emozionale, sessuale e creativo, fisico, tenendo conto del passato del proprio albero genealogico. Bisogna eliminare tutto quello che è di troppo: vincere le abitudini deleterie e una vita fatta di ripetizioni. Penso che sia impossibile conoscere la verità assoluta, ma il lavoro su di sé permette di rilevare meglio certi inganni.

Quando iniziai a scrivere il mio primo libro: La mia trasformazione, avevo ormai preso coscienza di come l’eredità genetica sia influente in ciascuno di noi. Mi detti alcune risposte alle domande che mi ero fatta precedentemente. Non sapevo per quale ragione mi fossero successi certi eventi e perché mi ritrovassi a vivere delle esperienze che avrei rifiutato tranquillamente. Ma tutto ciò che arriva nella nostra vita va accettato.

Accettare gli eventi piacevoli, con gratitudine e gioia, e quelli spiacevoli, abbracciando le sensazioni e le emozioni che non ci fanno stare bene, ci permette di apportare dei cambiamenti. Accettare ciò che abbiamo nella nostra vita ci permette di affrontare nel modo migliore quello che se ne deve andare ed è di troppo.

Conoscersi a fondo, per poi cambiare, non significa dover essere diversi perché non andiamo bene. Questo non è accettarsi. Bensì è l’opportunità di diventare la migliore versione di noi stessi e di realizzarci, lasciando andare quello che ci danneggia o ci crea dei condizionamenti auto-sabotanti alla nostra felicità.

In fondo, quando lasciamo andare ciò che è di troppo, quando non siamo avidi volendo ciò che non ci serve o mantenendo certi attaccamenti, abbiamo maggiori possibilità di essere veramente noi stessi. Cambiare e sviluppare la nostra essenza, riconoscere il nostro essere peculiare, non apporta beneficio solo a noi ma anche al nostro albero genealogico che vive in noi. Talvolta è proprio lui che sospinge affinché ci sia in noi una liberazione o una guarigione.

Agata, dal canto suo, mi spronava a cercare di acquietare la mia testolina, di osservare, lasciando scivolare le cose che capitavano. Avrei dovuto far passare tutto come l’acqua che scorre nel fiume, comprendendo che tutto aveva un senso. E, in effetti, ce l’aveva, poiché quello che emergeva ci stava liberando da certe memorie o, quantomeno, ci stava dimostrando quanto, alcune di queste, fossero da lasciar andare per iniziare una nuova esistenza. 

Da La mia trasformazione

E tu conosci te stesso? Fare un bel percorso per divenire più consapevoli di sé è la miglior cosa che ciascuno di noi può fare.

Claudia Mengoli – Coach & Healing

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